Cosa potevano aggiungere quelle immagini a ciò che già sapevo,
se non disturbare un ricordo così definito nel mio, oso dire,
nel nostro immaginario? Invece ho avuto la sorpresa
di vedere che le scene sedimentate dentro di me,
venivano girate, nel senso proprio della cinematografia,
con nuovi, inediti segni. Uno stile e uno sguardo che,
abbandonate retoriche e consunte modalità, mettevano in scena la storia
“storia nota e conosciuta” in modo asciutto, senza compiacimenti.
L’effetto del segno fotografico è forte:
ti costringe ad abbandonare ogni consuetudine,
ogni pigrizia del “già visto”, per scoprire la novità dei gesti,
delle luci, delle atmosfere. E la storia che pensavi di conoscere
ti si presenta con lo stesso effetto dell’inedito,
dove il “vero fotografico” ricompone le tue immagini mentali.
La classicità dell’evento che si ripete da secoli
ed ha sempre avuto caratteri di rito e sacrificio pagano,
viene riproposta con un’assoluta modernità fotografica.
L’effetto di armonia è assicurato.
Luisa Ferrari
(Assessore alla Cultura Provincia di Reggio Emilia)