Che immagini ci sarebbero pervenute se la fotografia, invece che nel secolo scorso, fosse stata inventata
secoli prima? La questione è intrigante e forse spiega anche la ragione per cui raramente i fotografi si sono
cimentati con la storia più antica che può nascondere un rischio terribile, quello del Kitsch.
Giuliano Ferrari ha invece affrontato il problema con coraggio e misura andando soprattutto alla ricerca delle
atmosfere. Lo ha fatto giocando su due piani, innanzitutto con una costruzione attenta e rigorosa delle scene
e poi con una riflessione sul linguaggio fotografico stesso che lo ha portato a usare il bianconero e il formato
panoramico, due elementi indispensabili per la dimensione evocativa che cercava con determinazione.
Per evitare la staticità delle scene, Ferrari ha portato una particolare attenzione all’aspetto compositivo e
basta osservare le immagini per rendersi conto che il dialogo fra le singole parti della fotografia - al cui
interno sono quasi sempre leggibili almeno tre scene ben scandite fra di loro - serve a recuperare quel
dinamismo che conferisce all’insieme grande profondità prospettica e, di conseguenza, narrativa.